DISCLAIMER

Attenzione: quello che segue è un personalissimo commento ad “Infinity War“, pellicola del 2018 made by Marvel Studios per la regia dei Russo Bros.

Nel commento ci saranno una miriade di SPOILER, quindi se non hai ancora visto il film non proseguire con la lettura. Uomo avvisato, mezzo salvato.

Se lo hai visto, ti sono vicino. Cominciamo.

“YOU’LL KNOW WHAT IT’S LIKE TO LOSE”

Non è stato facile guardare “Avengers: Infinity War”, considerato la summa cinematografica di un progetto iniziato ben dieci anni fa con il primo “Iron Man” di Jon Favreau.

Non è stato facile per via delle grandi aspettative maturate in questi dieci, lunghi anni, nei quali abbiamo imparato a conoscere ogni Vendicatore, ogni Guardiano della Galassia, ad apprezzarne i dettagli, le sfaccettature, i poteri, i momenti comici, le battaglie contro nemici potenti e minacciosi. Non giriamoci intorno: quando siamo di fronte a questi supereroi, ci sentiamo protetti. Perché hanno dei poteri e delle abilità straordinarie. Perché possono combattere battaglie per noi impossibili.

Non è stato facile perché sapevamo che Thanos sarebbe stato un osso davvero duro da affrontare: un gigantesco Titano a caccia delle gemme dell’Infinito che vuole bilanciare l’universo uccidendo metà dei suoi abitanti. Dopo avercelo fatto assaggiare, con qualche cameo qua e là, ecco che i Marvel Studios lo buttano nella mischia, pronto a distruggere qualsiasi ostacolo lo separi dall’adempimento della sua missione.

Thanos

Thanos, un tipino DAVVERO simpatico

No, guardare Infinity War in realtà è stata un’ansia continua. Perché Thanos è stato troppo forte per tutti. E allora non è bastato Thor, non Iron Man, non Doctor Strange, non Captain America, non Hulk non Starlord o Drax. Non è bastato il sacrificio di Visione, in quello strappalacrime addio alla sua amata Scarlet Witch, subito prima di essere riportato indietro nel tempo e disattivato dallo stesso Thanos, spietato nello strappargli la sua gemma dalla fronte. Non è bastata la resistenza del Wakanda all’invasione dei mostruosi Esternauti, non è bastata la trappola organizzata su Titano. Thanos ha vinto.

Thanos ha compiuto uno dei più grandi eccidi della storia dei cinecomics moderni.

E io mi sono sentito indifeso contro di lui. Vedere i più grandi eroi della Terra cadere come moscerini sotto i suoi colpi ti lascia il segno. Vedere morire Gamora, unico essere vivente degno del suo amore, sacrificata sull’altare della Gemma dell’Anima, veder disgregarsi un giovanissimo Spiderman tra le braccia di Tony mentre ripete “non voglio morire signor Stark, non voglio morire” è una roba che ti strappa il cuore dal petto, ci gioca un po’ a basket, e ci fa canestro nel cassonetto dell’umido.

Come Thanos stesso ci aveva predetto durante il primo trailer, dopo tante vittorie abbiamo capito cosa significhi combattere, provare e fallire.

Da brividi.

UN PROGETTO DI SUCCESSO, SENZA PARAGONI

Discostandoci per un secondo dall’Infinity Sadness che ci accompagnerà per i prossimi mesi, non possiamo che fare i complimenti ai Marvel Studios, capaci realizzare l’ennesimo capolavoro all’interno di un progetto senza precedenti, modello di business che verrà studiato nei prossimi anni e che molti altri studios stanno cercando di imitare senza troppa fortuna.

Si, perché si questo di parla: Disney, proprietaria della Marvel, è riuscita a costruire un universo narrativo cinematografico serializzato, che proprio in queste settimane, con il fumetto-prologo di IW, sta procedendo verso una dimensione sempre più transmediale.

Un universo da 15 miliardi di dollari, capace di fidelizzare il proprio pubblico e portarlo al cinema a vedere anche prodotti non eccelsi come Thor: Ragnarok e Black Panther.

Anche solo per non perdersi un capitolo del Marvel Cinematic Universe. Anche solo per esserci, solo per vedere come la storia procede e si arricchisce. Con protagonisti, personaggi secondari, scenari, villain, che pian piano riescono a arsi spazio nel cuore del bambino che è ancora in te.

Un universo talmente solido da poter resistere anche alla morte di metà dei suoi abitanti. A metà dei suoi eroi.

Anche Pablo Escobar ha visto IW

Perché abbiamo pianto, abbiamo urlato, ci siamo messi la testa tra le mani e l’abbiamo scossa in segno di rifiuto per tutta la durata della pellicola. Ma nonostante questo, come gli eroi scampati alla distruzione totale di Thanos, andremo avanti, a testa alta.

Perché se anche non siamo riusciti a difendere la Terra, state pur certi che la vendicheremo.

(Vorrei parlare di altre duemila cose: di quanto sia figa la colonna sonora, di quanto siano ben distribuiti tutti gli eroi lungo la durata della pellicola, di quanto diavolo io abbia sudato per due ore e mezza a causa dell’ANSIA VERA. Ma in realtà altri ne hanno già parlato, come e meglio di me. Stay focused sulle emozioni, dunque. Che poi, non sono quelle le cose veramente importanti?)